Imparare la Leadership attraverso la Battaglia di Caporetto

La leadership nel contesto manageriale aziendale è una combinazione di qualità e azioni che guidano e ispirano gli individui verso il raggiungimento degli obiettivi organizzativi.

Può sembrare strano ma è possibile capire i differenti approcci di leadership attraverso la tattica militare, e soprattutto, attraverso una battaglia in particolare, che ha visto contrapposti due metodi estremamente differenti, pur essendo le forze schierate numericamente simili.

La battaglia di Caporetto è un ottimo esempio per esaminare la leadership in un contesto militare. Durante questa battaglia della Prima Guerra Mondiale, l’esercito austro-ungarico e tedesco mise in atto una brillante strategia che portò al crollo delle difese italiane.

La leadership giocò un ruolo cruciale da entrambi i lati del conflitto. La leadership tedesca, con il generale Erich Ludendorff, si dimostrò eccezionale nell’articolare una strategia d’attacco innovativa. Ludendorff sfruttò le debolezze nelle difese nemiche e coordinò un’azione combinata tra fanteria, artiglieria e tattiche di infiltrazione, prendendo gli italiani di sorpresa. La capacità di Ludendorff di ispirare e coordinare le truppe verso un obiettivo comune fu cruciale per il successo della battaglia.

Un esempio concreto e descritto nel suo libro del 1937 “Fanteria all’attacco” è l’utilizzo efficace dei propri soldati da parte del Tenente Rommel. Il giovano ufficiale evitò sempre di mettere in pericolo i propri uomini evitando attacchi frontali contro il nemico e preferendo azioni che sorprendessero alle spalle il nemico. Questa modalità di attacco fu possibile solo grazie ad una forte autonomia data agli ufficiale da parte del Comando centrale. Rommel poteva scegliere la strategia migliore direttamente sul campo di battaglia. Era inoltre compito degli ufficiali eseguire missione di esplorazione verso le linee nemiche lasciando ai soldati il tempo di organizzarsi ma anche di riposarsi. Ogni soldato era ben motivato e ben consapevole dei piani di azione dei propri ufficiali.

Dall’altra parte, la leadership italiana sotto il comando del generale Luigi Cadorna fallì nell’adottare misure difensive adeguate e nel mantenere l’unità e la motivazione delle truppe. Cadorna era conosciuto per essere autoritario e poco incline a ascoltare i suoi subordinati, il che influenzò negativamente la capacità dell’esercito italiano di fronteggiare l’attacco nemico. La mancanza di comunicazione e di adattamento alle nuove tattiche di guerra furono decisivi nel crollo difensivo italiano.

Un esempio di questa forte prevalenza di “burocrazia” e forte gerarchia fu la mancata azione delle artiglierie schierate lungo il fronte della battaglia. Quasi nessun artigliere osò utilizzare le munizioni senza autorizzazione, che doveva essere richiesta ai propri ufficiali, i quali la dovevano a loro volta chiedere ai propri comandi. La maggior parte dell’artiglieria italiana venne quindi catturata dagli avversari senza la capacità discrezionale di difendersi. Inoltre i soldati erano molto demoralizzati per le precedenti 11 Battaglie sull’Isonzo (di cui la 11^ molto cruenta) e si trovavano a combattere in territorio straniero, disprezzati dalla popolazione locale.

In sintesi, la leadership efficace durante la battaglia di Caporetto si evidenzia nella capacità di sviluppare e attuare strategie innovative, nell’ispirare e coordinare le truppe, nonché nell’essere aperti al cambiamento e all’adattamento alle nuove sfide. La battaglia di Caporetto rimane un caso di studio sulla rilevanza della leadership militare in situazioni di conflitto ma ci fa capire anche quanto elementi possono essere usati ancora oggi nella gestione aziendale.

Per approfondire: 

Roberto Cavasin
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